giovedì 24 marzo 2011

Il pranzo della prima domenica.

E siamo tornate!
Perché ci sembrava ingiusto lanciare il sasso e scappare con le mani in tasca.
Io personalmente non ho mai provato a correre con le mani in tasca, ma non mi sembra una fuga così proficua…
Ma non tergiversiamo, suvvia! Siamo qui per una nuova ricetta, anzi due, che di nuovo hanno solo noi.
Ebbene, siamo così siamesi tra noi che non sopportavamo di star lontane per più di due giorni, per questo ci siamo incontrate il sabato mattina della stessa settimana e abbiamo fatto la spesa.
La prima tappa al supermercato è stata la zona pasta.
Nostra intenzione infatti è cucinare le ricette Barilla, una a una. Facendo particolare eccezione per quelle che prevedono broccoli, melanzane e altri cibi che scarsamente tolleriamo.
Ma tranquilli! Non sono poi così tanti… Forse.
In ogni caso è meglio che non lo siano, altrimenti ci ritroveremmo a mangiare le solite cose e voi con noi!
Quindi abbiamo detto pasta, e pasta fu.
Scorrevamo con una manciata d’accuratezza e un pizzico di ironia lo scaffale, torcendo il collo verso i piani più alti.
Ed è incredibile come ogni pasta abbia i suoi buoni propositi: funghi, pomodori, carne, uova, peperoncino…
Alla fine la scelta è caduta sulle Pennette Rigate con Ragù di Vitello.
A vederla non era né troppo complicata né troppo scontata, ed è questo che sicuramente ci ha fregato: “Ehi, allora facciamo anche il dolce?”.
E lo abbiamo fatto, eccome. Con quattro braccia in meno.

L’appuntamento era per il giorno dopo, in fondo mica potevamo cucinare per la festa del papà! Era nostro sacrosanto diritto evitare di uccidere qualcuno!
(Poco male, le occasioni ricapitano sempre…)
Ma solamente in due ci ritrovammo a impastare il dolce, e che dolce?!
Riso soffiato.
E dodici barrette di cioccolato e caramello.
Per non dimenticare il panetto di burro da 125g.
Che cos’è?
(Torta Mars, coff.)
Bravi! Torta che per essere preparata necessita di più di due stomaci, credetemi.
Ed eccovi la prova:
Prendete due pacchetti da 6 Mars e buttateli in una pentola imburrata.
Piano inizieranno a sciogliersi come i cartoni animati nella salamoia (ammazza la vecchia…), e a quel punto butterete una parte del vostro panetto burroso, per poi capire che anche a buttarlo tutto non vi cambiava niente.
Ecco, una cosa però l'abbiamo fatta... reduci dai Muffin, abbiamo usufruito del cacao in polvere restante combattendo la caramellosità.
In ogni caso, continuerete a mescolare pregando in una lingua mai conosciuta che il tutto non si bruci sul fondo o che peggio, non vi schizzi in faccia (col fliiiit!).
Quando il composto risulterà omogeneo, vi divertirete a mescolare ancora e ancora perché a quel punto sarà identico a un piccolo Flubber.
Ma placate gli animi! Ora arriva la parte divertente.
Ecco cosa non dovete fare, che invece noi abbiamo fatto:
stendere in una teglia a parte il riso soffiato e aggiungervi i Mars… sciolti.
La verità è che ci tenevamo parecchio a farla diventare un mattone, ma invece voi credo vogliate mangiarvela tenendovi tutti i denti attaccati, giusto?
Se è questo che volete fare scegliete una pentola bella grossa in cui sciogliere i Mars, in modo che poi possiate versarci all’interno il riso soffiato.
Ovviamente il fuoco sarà tenuto a fiamma bassa e voi potrete mescolare, evitando che il tutto si solidifichi.
Quando ogni chicco sarà diventato color cioccolato versate il contenuto della pentola in una teglia o sopra un vassoio, magari ricordandovi di usufruire della carta da forno.
Utile, molto utile se non volete mangiarvi anche il contenitore!
Quindi, stendete la torta per bene e lasciatela raffreddare: a questo punto dovrebbero suonare le altre quattro braccia.


Messo il dolce da parte fate spazio sul tavolo da cucina, perché saranno parecchie le cose che dovrete tritare per il sugo delle Pennette Rigate.
Dunque, eccovi il quantitativo di ingredienti per 7 persone (visto che alla fine siamo riuscite a programmare un omicidio di massa?):
mozzate due gambe al sedano e trituratele, poi fate lo scalpo a due carote e triturate anche quelle.
Da parte mettete a bollire un po’ di brodo (magari di carne) e a mollo in una ciotola i funghi secchi (20g) – prima di spezzettare anche loro – e poi munitevi di felicità, perché state per piangere: afferrate una cipolla e sfidatela con il vostro ghigno migliore, bagnate la lama del coltello che userete e fatela a pezzettini.
L’effetto non durerà a lungo, perciò gongolate finché potete, vantandovi di non star lacrimando.
A questo punto siate felici di aver superato il primo grande ostacolo, perché adesso è la volta dell’aglio: uno spicchio basta e avanza, quindi rassicurate gli animi dei vampiri che mangeranno il vostro sugo. In fondo potrete sempre toglierlo a preparazione ultimata!
E ora, tutto quello che avrete ridotto in minuscoli pezzettini (cipolla, aglio, carota e sedano), lo farete rosolare in quattro cucchiai d’olio, aggiungendo un paio di foglie d’alloro.
Vi annoierete a morte nel guardare chi mescola e lo pregherete di fare a cambio, così ballerete un po’ di quadriglia attorno ai fornelli in attesa di poter unire la carne.
Fatela rosolare e poi aggiungete due bicchieri di vino, di più se volete uscirvene ciucchi!, e lasciatelo evaporare.
Inalerete nubi alcoliche e improvvisamente avrete una forte allegria addosso, e la vostra quadriglia migliorerà notevolmente, ma fate attenzione, ora dovrete unire due cucchiai di concentrato di pomodoro, un pizzichi di farina, i funghi a tocchetti, sale e pepe.
E poi, vi ricordate del brodo? Ecco, bagnate il ragù che bolle in pentola e cuocete il tutto per 30’.
Le Pennette Rigate ci metteranno dieci minuti a cuocere, e in attesa potrete cambiare danza, che ne dite?

Scolate le Pennette le potrete unire al Ragù e il gioco sarà fatto: servite a tavola e ammonite sulle critiche. Non sono ben accette!


Ma tornando a noi, possiamo dire che ormai lo avrete capito, vero?
Le conseguenze irrimediabili di quella partenza familiare ricadranno sulle vostre vite, dopo che avranno sperimentato le nostre: appuntamento fisso della domenica.
Otto braccia, una cucina, forse un cane per chi mangia, gode!

martedì 22 marzo 2011

I Muffin delle tre.

Il giorno in cui la casa di una di noi si è liberata (genitori in viaggio, a loro rischio e pericolo), cucinare era solo un’idea innocua.
Nessuna di noi quattro ha mai avuto grandi mire culinarie, insomma si faceva il solito… per sopravvivere.
Invece il giorno del 150° anniversario d’Italia, cucinare Muffin ha portato a conseguenze irrimediabili.
Ma procediamo con ordine: quali strabilianti dolcetti, i Muffin.
Incantano i palati e irretiscono gli olfatti.
Come riescano a farlo è stato nostro compito scoprirlo: l’unione di tre ricette con tanto di regole d’oro, ci ha permesso di sfornare Muffin ideali. Con misure un tanto al braccio.

È stato un po’ come essere in un film militare, o in una delle puntate di McGyver: niente misurini, niente bilance.
Così, con un livello di fantasia che avrebbe fatto invidia a Peter Pan, ci siamo lanciate: tazzine, cucchiai e panetti di burro ci hanno fatto gustare questi:


Ma eccovi la ricetta, nel caso abbiate la folle idea di tentare anche voi.

Regole d’Oro per Muffin ideali.
Un tavolo, otto braccia, casa libera e un cane.

Messo da parte il cane, fatta luce sul luogo del crimine (leggi: cucina) e appurato che da soli non avrete mai otto braccia, prendete due contenitori: uno destinato agli ingredienti secchi e l’altro per gli ingredienti umidi.
Per il primo gruppo vi serviranno:
sei tazzine da caffé di farina;
cinque tazzine e mezzo da caffè di zucchero e
la quantità di cacao che vi renderà felici.
Se non avete usato la farina lievitante vi toccherà aggiungere del lievito, cosa che noi NON abbiamo avuto bisogno di fare. Quindi arrangiatevi!
Per la parte umida:
due bicchieri di latte (e non si parla di bocce per pesci rossi, ma di comuni bicchieri usati ogni singolo giorno e tenuti lontani dagli ospiti perché a forza di lavaggi vi si sono appannati col calcare. Quei bicchieri.);
due uova (le vedrete galleggiare sul latte e vi sembreranno due occhi imploranti: NON date loro ascolto. Vanno sbattute in tutto quell’intruglio e non possono impedirvelo: voi volete i Muffin, si o no?);
burro, che avrete accuratamente fuso in una padella. Poco più di metà di un panetto dal 125g (oddio, un numero! Fuggite, sciocchi!).

Quando le due parti si guarderanno da ciotola a ciotola, l’una marroncina l’altra sbattuta, unitele e mescolate.
Ma senza esagerazioni!
Siate delicati, massaggiate la vostra poltiglia e rendetela appetitosa: quando non ci saranno più grumi potrete ritenervi soddisfatti.
A questo punto un tocco di stile: scaglie di cioccolato.
Dalla regia (dopo che il misfatto è stato compiuto e le idee risultano geniali, ma soprattutto si fanno avanti) consigliano di congelare le suddette scaglie per poi buttarle nell’impasto.
Così, quando infornerete il tutto FORSE non si scioglieranno come è successo a noi.

Ma ora, il forno.
Tendenzialmente è un essere malvagio, ma se saprete farvi rispettare dovrebbe adempiere perfettamente al suo compito.
Fatelo scaldare per cinque minuti alla temperatura di 180°, nel mentre preparate gli stampini imburrandoli e infarinandoli.
Perché?
Perché altrimenti rimarranno incastrati lì e voi dovrete usare un cucchiaino per mangiarli, quando lo sanno tutti che i Muffin vanno addentati.
Le leggende narrano che cambino perfino sapore nel caso non vengano rispettate le tradizioni!

A questo punto fate colare il preparato dentro gli stampini, senza riempirli fino all’orlo.
A meno che non vogliate un Muffin dalla testa gigante o, peggio, un’esplosione di cioccolato lungo le pareti del vostro forno.
Col rischio che le cose che vi cucinerete in seguito sappiano esclusivamente di cioccolato e fallimento.
Ma pessimismo a parte, infornate gli stampini e lasciate cuocere per 15-20 minuti sempre a 180°.
Per controllare che la cottura sia ultimata usufruite di uno stuzzicadenti, perforate il Muffin sacrificale e poi estraete l’arma.
Se sarà asciutta avrete portato a termine il vostro successo: non bruciare i Muffin. Se poi sono pure buoni ancora meglio!
Se sarà bagnata (stiamo ancora parlando di armi e Muffin, sia chiaro) lasciateli ancora nel forno e in bocca al lupo!

E ricordatevi… chi mangia, gode!